Posizione dottrinale

LE SACRE SCRITTURE

La Bibbia è la rivelazione scritta di Dio all’uomo, e pertanto i 39 libri dell’Antico Testamento e i 27 del Nuovo (che include i quattro Vangeli) costituiscono la Parola di Dio completa e plenaria, cioè ugualmente ispirata dallo Spirito Santo in tutte le sue parti (Salmo 119:89,160; 1 Corinzi 2:7-14; 2 Pietro 1:20-21; Giuda 3). Nessuno ha il diritto di aggiungere o togliere dalla rivelazione di Dio, pena il suo giudizio (Proverbi 30:5-6; Apocalisse 22:18-19).

La Bibbia è una rivelazione oggettiva in forma di proposizioni, cioè frasi che hanno un senso compiuto (1 Tessalonicesi 2:13; 1 Corinzi 2:13), che è ispirata da Dio fino alle singole parole (2 Timoteo 3:16), che è senza errori nei manoscritti originali, infallibile e totalmente vera (2 Timoteo 2:15). Pertanto tutto ciò che contraddice le Scritture è falso (1 Giovanni 2:21).

La Parola di Dio è razionale, logica e coerente. Non ci sono in essa contraddizioni, errori, né principi assurdi o senza senso. Dio ha dato la Bibbia, affinché fosse capita (Salmo 119:105,130; 2 Pietro 1:19). Ma essa può essere compresa solo da coloro che vi si applicano razionalmente. Crediamo che la razionalità della Bibbia sia fondamentale per definire un’autentica concezione cristiana del mondo. Crediamo altresì che un approccio irrazionale alla Bibbia rappresenti un rifiuto manifesto del vero concetto di fede (Ebrei 11:1-3).

Per una corretta interpretazione della Bibbia occorre applicare le normali regole che si usano nell’interpretazione letteraria. Affermiamo quindi il metodo detto “letterale” che prende alla lettera il testo pur tenendo conto delle figure del discorso e dei generi letterari, e il metodo “storico-grammaticale” che tiene conto delle regole grammaticali e della logica, e del contesto storico e culturale. L’obiettivo è di comprendere l’intento originale dell’autore.

La Bibbia costituisce la sola regola infallibile per la fede e la pratica della chiesa di Dio e del singolo cristiano (Matteo 5:18; 24:35; Giovanni 10:35; 16:12-13; 17:17; 1 Corinzi 2:13; 2 Timoteo 3:15-17; Ebrei 4:12; 2 Pietro 1:20-21). Non riconosciamo pertanto l’autorità delle tradizioni orali né dei libri deuterocanonici (del secondo canone), detti anche apocrifi (nascosti o misteriosi). Questi non furono mai compresi nel canone ebraico e nel testo masoretico. Gesù e gli apostoli non hanno mai fatto riferimento ad essi pur avendo a loro disposizione la versione detta dei Settanta che li conteneva.

Dio ha parlato nella sua Parola scritta mediante un processo di doppia paternità. Lo Spirito Santo, che ne è l’Autore divino, ha guidato e sospinto gli autori umani in modo tale che, attraverso le loro personalità individuali e i differenti stili di scrittura, essi composero e misero per iscritto la Parola di Dio (2 Pietro 1:20-21), senza errori sia nel suo insieme sia nelle singole parti (Matteo 5:18; 2 Timoteo 3:16). Così tutta la Scrittura proviene da Dio benché ogni parola sia dell’uomo e per l’uomo.

Sebbene ci siano svariate applicazioni per ogni singolo brano della Scrittura, c’è però una sola, vera interpretazione del suo significato. Determinare il significato della Scrittura è vitale e richiede l’applicazione rigorosa dei principi d’interpretazione letterale e storico-grammaticale sotto l’illuminazione dello Spirito Santo (Giovanni 7:17; 16:12-15; 1 Corinzi 2:7-15; 1 Giovanni 2:20). È responsabilità di ogni cristiano e specialmente di coloro che insegnano (2 Timoteo 2:15; Giacomo 3:1) di assicurarsi del vero intento e significato delle Scritture, poiché una corretta applicazione è possibile soltanto quando è basata sull’unica, vera interpretazione del passo.

L’autorità delle Scritture dipende esclusivamente da Dio che ne è l’Autore e non dalla chiesa che ha semplicemente il compito di custodirle (1 Timoteo 6:20; 2 Timoteo 1:14). Le Scritture hanno sempre autorità assoluta sulla chiesa e mai viceversa, essendo la chiesa colonna e sostegno della verità e non padrona della verità (1 Timoteo 3:15).

Di conseguenza, le Scritture possono essere pienamente comprese seguendo i principi espressi nei paragrafi precedenti Dichiarazione dottrinale, e senza la mediazione, l’interpretazione e la spiegazione data dal magistero ecclesiastico della Chiesa romana (1 Giovanni 2:27).

La Scrittura è l’unico e supremo arbitro per la soluzione di ogni controversia religiosa, affermazione dottrinale fatta nei concili, opinione espressa da scrittori antichi e moderni, ideologie umane e opinioni personali. Il verdetto della Scrittura è sufficiente per noi, poiché la nostra fede è basata sulla suprema autorità della Scrittura trasmessaci dallo Spirito.

 

DIO

Esiste un solo Dio, vivente e vero (Deuteronomio 6:4; Isaia 45:5-7; 1 Corinzi 8:4), Spirito infinito e onnisciente (Giovanni 4:24), perfetto in tutti i suoi attributi, uno in essenza. Egli esiste eternamente in tre Persone, il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo (Matteo 28:19; 2 Corinzi 13:13), ognuno meritevole di adorazione e obbedienza.

DIO PADRE

Dio Padre, la prima Persona della Trinità, ordina e dispone tutte le cose secondo il suo proposito e la sua grazia (Salmo 145:8-9; 1 Corinzi 8:6; Efesini 1:11). Egli è il creatore di tutte le cose (Efesini 3:9), avendo creato il mondo e tutto ciò che è in esso per mezzo della sua parola in sei giorni letterali (Genesi 1:1-31). È l’unico sovrano nella creazione, nella provvidenza e nella redenzione (Salmo 103:19; Romani 11:36). La sua paternità riguarda sia il suo ruolo all’interno della Trinità sia la sua relazione con l’umanità. Come creatore Egli è Padre di tutti gli uomini (Efesini 4:6), ma è il Padre spirituale solo dei credenti (Giovanni 1:12; Romani 8:14; 2 Corinzi 6:18).

Egli ha già decretato tutte le cose che avvengono nell’universo per la sua propria gloria (Efesini 1:11). Egli dirige costantemente, governa e sostiene tutte le creature e gli avvenimenti (1 Cronache 29:11).

Nell’esercizio della sua sovranità Egli non è l’autore del peccato né lo approva (Abacuc 1:13; Giovanni 8:38-47; Giacomo 1:13); allo stesso tempo, la sua sovranità non riduce la responsabilità morale di creature intelligenti (1 Pietro 1:17). Nella sua benevolenza Egli ha scelto fin dall’eternità passata tutti coloro che avrebbe salvato (Efesini 1:4-6); Egli salva dal peccato tutti quelli che per mezzo della fede in Cristo vanno a Lui (Giovanni 6:37) e li adotta come figli, diventando il loro Padre spirituale (Giovanni 1:12; Romani 8:15, Galati 4:5; Ebrei 12:5-9).

GESÙ CRISTO

Gesù Cristo, la seconda Persona della Trinità, possiede tutti gli attributi divini e in questi Egli è coeguale, consustanziale, cioè della stessa sostanza e natura, e coeterno con il Padre (Giovanni 10:30; 14:9).

Dio Padre ha creato ogni cosa secondo la sua volontà e attraverso suo Figlio Gesù Cristo, per mezzo del quale tutte le cose continuano a esistere e a sussistere (Giovanni 1:3; Colossesi 1:15-17; Ebrei 1:2).

Nell’incarnazione (Dio diventato uomo), Cristo ha rinunciato volontariamente all’uso indipendente dei suoi attributi e prerogative divine, senza però lasciare alcuno dei suoi attributi né la pienezza della sua essenza divina. Nella sua incarnazione, la seconda Persona della Trinità, eternamente esistita, ha aggiunto alla sua natura divina tutte le caratteristiche essenziali dell’essere umano per divenire così il Dio-uomo (Giovanni 17:5; Filippesi 2:5-8; Colossesi 2:9).

Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo in una e indivisibile unità (Michea 5:2; Giovanni 5:23; 14:9-10; Colossesi 2:9). Per usare una terminologia simile al concilio di Calcedonia (451 d.C.), in Cristo “due intere, perfette e distinte nature furono unite inseparabilmente in una sola Persona senza tuttavia trasformarsi, senza confondersi reciprocamente e senza sovrapporsi”.

Il Signore Gesù Cristo è stato concepito dallo Spirito Santo (Matteo 1:20), è nato da una vergine (Isaia 7:14; Matteo 1:23,25; Luca 1:26-35) e ha vissuto senza peccare (Ebrei 4:15). Egli era Dio incarnato (Giovanni 1:1,14) e lo scopo della sua incarnazione fu quello di rivelare Dio, redimere gli uomini e governare sul regno di Dio (Salmo 2:7-9; Isaia 9:6; Giovanni 1:29; Filippesi 2:9-11; Ebrei 7:25-26; 1 Pietro 1:18-19).

Il Signore Gesù Cristo compì la nostra redenzione attraverso lo spargimento del suo sangue e la sua morte sacrificale sulla croce. Questa morte fu volontaria, sostitutiva, propiziatoria e redentrice (Giovanni 10:15; Romani 3:24-25; 5:8; 1 Pietro 2:24).

La morte del Signore Gesù Cristo è efficace al punto che il peccatore che crede è liberato definitivamente dalla pena, dalla potenza e, un giorno, dalla presenza stessa del peccato. Egli viene dichiarato giusto da Dio, riceve la vita eterna e viene adottato nella famiglia di Dio (Giovanni 1:12; Romani 3:25; 5:8-9; 2 Corinzi 5:14-15; 1 Pietro 2:24; 3:18).

La nostra giustificazione è garantita dalla resurrezione letterale e corporale di Gesù dalla morte, il quale si trova ora alla destra del Padre dove è mediatore essendo nostro avvocato e sommo sacerdote (Matteo 28:6; Luca 24:38-39; Atti 2:30-31; Romani 4:25; 8:34; 1 Timoteo 2:5; Ebrei 7:25; 9:24; 1 Giovanni 2:1).

Attraverso la resurrezione di Cristo dai morti, Dio ha dichiarato la deità di suo Figlio (Romani 1:4) e dato prova di aver approvato l’opera di redenzione di Cristo sulla croce. La resurrezione di Gesù è anche la garanzia di una resurrezione fisica per tutti i credenti (Giovanni 6:39-40, 44; Romani 1:4; 4:25; 6:5-10; 1 Corinzi 15:20,23).

Gesù Cristo ritornerà per ricevere la chiesa, che è il suo corpo, presso di sé al momento del rapimento, dopodiché, ritornando con la sua chiesa in gloria, stabilirà il suo regno millenario sulla terra (Atti 1:9-11; 1 Tessalonicesi 4:13-18; Apocalisse 20).

Il Signore Gesù Cristo è colui attraverso il quale Dio giudicherà l’intera umanità (Giovanni 5:22-23; Atti 17:31): i credenti (1 Corinzi 3:10-15; 2 Corinzi 5:10); gli abitanti della terra che saranno viventi al momento del suo ritorno glorioso (Matteo 25:31-46); e i non credenti morti al momento del grande trono bianco (Apocalisse 20:11-15).

Gesù Cristo, essendo l’unico mediatore tra Dio e l’uomo (1 Timoteo 2:5), l’unico capo del suo corpo, la chiesa (Efesini 1:22; 5:23; Colossesi 1:18), e l’unico Re che sta per tornare e che regnerà sul trono di Davide (Isaia 9:6; Luca 1:31-33), è il giudice finale di tutti coloro che hanno rifiutato di amare la verità e che hanno scelto di non credere in Cristo come Signore e Salvatore (Matteo 25:14-46; Atti 17:30-31; 2 Tessalonicesi 2:12).

LO SPIRITO SANTO

Lo Spirito Santo è la terza Persona della Trinità, una Persona divina, eterna, non derivata, che possiede tutti gli attributi della personalità e della deità incluso l’intelletto (1 Corinzi 2:10-13), le emozioni (Efesini 4:30), la volontà (1 Corinzi 12:11), l’eternità (Ebrei 9:14), l’onnipresenza (Salmo 139:7-10), l’onniscienza (Isaia 40:13-14), l’onnipotenza (Romani 15:13), e la verità (Giovanni 16:13). In tutti i suoi attributi divini Egli è uguale e consustanziale con il Padre e il Figlio (Matteo 28:19; Atti 5:3-4; 28:25-26; 1 Corinzi 12:4-6; 2 Corinzi 13:14; confronta anche Geremia 31:31 con Ebrei 10:15-17).

Spetta allo Spirito Santo il compito di eseguire la volontà divina verso tutta l’umanità. Noi riconosciamo la sua sovrana attività nella creazione (Genesi 1:2), nell’incarnazione (Matteo 1:18), nella rivelazione scritta (2 Pietro 1:20-21) e nell’opera della salvezza (Giovanni 3:5-7).

L’opera che caratterizza lo Spirito Santo in questa epoca è iniziata nel giorno della Pentecoste quando, secondo la promessa di Gesù Cristo, Egli venne mandato dal Padre e dal Figlio (Giovanni 14:16-17; 15:26) per iniziare e completare l’edificazione del corpo di Cristo, che è la chiesa (1 Corinzi 12:13). La sua attività include il convincere il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio; glorificare il Signore Gesù Cristo, e trasformare progressivamente i credenti all’immagine di Cristo (Giovanni 16:7-9,14; Atti 1:5; 2:4; Romani 8:29; 2 Corinzi 3:18; Efesini 2:22).

Lo Spirito Santo è l’agente sovrannaturale e sovrano nella rigenerazione, è Lui infatti che battezza tutti i credenti nel corpo di Cristo al momento della nuova nascita (1 Corinzi 12:13). Questo esclude la possibilità di una seconda opera della grazia, detta anche “battesimo nello Spirito” dopo la conversione. Lo Spirito Santo dimora nel credente, lo santifica, lo istruisce, lo equipaggia per il servizio e lo sigilla in vista del giorno della piena redenzione (Romani 8:9; 2 Corinzi 3:6; Efesini 1:13).

Lo Spirito Santo è l’insegnante divino che ha guidato gli apostoli e i profeti in tutta la verità spingendoli a scrivere la rivelazione di Dio, la Bibbia (Giovanni 16:13-14; 2 Pietro 1:21). Lo Spirito Santo risiede nel credente sin dal momento della salvezza, ed è dovere di tutti coloro che sono nati dallo Spirito di esserne ripieni, cioè vivere sotto il suo controllo (Romani 8:9; Efesini 5:18; 1 Giovanni 2:20,27).

Lo Spirito Santo somministra i doni spirituali a tutta la chiesa come Egli vuole (1 Corinzi 12:11). I suoi doni servono per l’edificazione della chiesa e per il perfezionamento dei credenti e non per essere ostentati con vanagloria. Questo riflette l’obiettivo dello Spirito Santo che non è quello di glorificare se stesso ma Cristo, e di compiere l’opera di redenzione dei perduti e l’edificazione dei credenti nella loro santissima fede (Giovanni 16:13-14; Atti 1:8; 1 Corinzi 12:4-11; 2 Corinzi 3:18).

A questo riguardo, lo Spirito Santo è sovrano nell’elargire i suoi doni per il perfezionamento dei santi anche oggi. Il dono di parlare in lingue e i segni miracolosi all’epoca della chiesa primitiva avevano, tra gli altri, lo scopo di autenticare gli apostoli come i rivelatori della verità divina, e non furono mai intesi per diventare aspetti caratteristici della vita del credente (1 Corinzi 12:4-11; 13:8-10; 2 Corinzi 12:12; Efesini 4:7-12; Ebrei 2:1-4).

 

L’UOMO

L’uomo fu creato da Dio a sua immagine e somiglianza, in un modo diretto e immediato. L’uomo fu creato libero dal peccato e dotato di una natura razionale, d’intelligenza, di volontà, autodeterminazione e responsabilità morale verso Dio (Genesi 2:7,15-25; Giacomo 3:9).

L’intento di Dio nel creare l’uomo era che l’uomo potesse glorificare Dio, godere la sua comunione, compiere la sua volontà e, facendo questo, adempiere gli scopi di Dio per l’uomo nel mondo (Genesi 1:26-28; Isaia 43:7; Romani 11:36; Colossesi 1:16; Apocalisse 4:11).

A causa del peccato di disobbedienza commesso da Adamo contro il divieto preciso e la volontà rivelata di Dio, l’uomo perse la sua innocenza, incorse nella pena della morte spirituale e fisica e divenne l’oggetto dell’ira di Dio. Senza la grazia di Dio l’uomo è intrinsecamente corrotto e totalmente incapace di scegliere o di fare ciò che Dio approva. Non avendo la capacità di recuperare sé stesso l’uomo è perduto e senza speranza. La salvezza dell’uomo è perciò interamente per grazia di Dio, attraverso l’opera di redenzione di Gesù Cristo (Genesi 2:16-17; 3:1-19; Giovanni 3:36; Romani 3:23; 5:12-19; 6:23; 1 Corinzi 2:14; Efesini 2:1-3; 1 Timoteo 2:13-14; 1 Giovanni 1:8).

Tutta la razza umana ha ereditato una natura corrotta dal peccato di Adamo, che è stata così trasmessa a tutti gli uomini di tutte le epoche. A eccezione di Gesù Cristo, tutti gli uomini sono peccatori per natura, per scelta, e perché sono dichiarati tali da Dio (Salmo 14:1-3; Geremia 17:9; Romani 3:9-18,23; 5:12-19).

 

LA SALVEZZA

La salvezza è un’opera interamente di Dio, per grazia, sulla base della redenzione compiuta da Gesù Cristo, mediante lo spargimento del suo sangue, non per meriti umani o opere compiute dall’uomo (Giovanni 1:12; Efesini 1:7; 2:8-10; Ebrei 9:22; 1 Pietro 1:18-19).

RIGENERAZIONE

La rigenerazione è un’opera sovrannaturale dello Spirito Santo attraverso il quale sia la natura sia la vita divina vengono impartite all’uomo (Giovanni 3:3-7; Tito 3:5). Si tratta di un’azione istantanea, realizzata solamente dalla potenza dello Spirito Santo che ne è l’agente, attraverso la Parola di Dio che ne è lo strumento (Giovanni 1:13; 5:24; Giacomo 1:18). Come risultato, il peccatore, vivificato dallo Spirito Santo, si pente dei suoi peccati e risponde con fede alla chiamata divina alla salvezza (1 Giovanni 5:1). Una rigenerazione autentica si manifesta con frutti degni di ravvedimento ed è dimostrata da atteggiamenti e una condotta giusti (Matteo 3:8; Luca 3:8). Infatti, le buone opere sono la prova e il frutto, e non la causa, della rigenerazione  (1 Corinzi 6:19-20; Efesini 5:17-21; Filippesi 2:12b; Colossesi 3:16; Tito 2:7,14; 3:8,14; 2 Pietro 1:4-10). Quest’obbedienza porterà il credente a essere sempre più conforme all’immagine del Signore Gesù Cristo (2 Corinzi 3:18). Tale conformità raggiungerà il suo apice al momento della glorificazione del credente alla venuta di Cristo (Romani 8:17; 2 Pietro 1:4;
1 Giovanni 3:2-3).

ELEZIONE

L’elezione è l’atto sovrano di Dio attraverso il quale Egli, senza alcuna influenza esterna e prima della fondazione del mondo, ha predeterminato certe persone a essere rigenerate, salvate e santificate (Romani 8:28-30; Efesini 1:4-11; 2 Tessalonicesi 2:13; 2 Timoteo 2:10; 1 Pietro 1:1-2).

L’elezione di Dio non contraddice né nega la responsabilità dell’uomo di ravvedersi e credere in Cristo come proprio Salvatore e Signore (Ezechiele 18:23,32; 33:11; Giovanni 3:18-19,36; 5:40; Romani 9:22-23; 2 Tessalonicesi 2:10-12; Apocalisse 22:17). Tuttavia, poiché la grazia include anche i mezzi per poterla ricevere (per esempio, la fede), il proposito di Dio nell’elezione non può fallire. Infatti, tutti quelli che il Padre chiama a sé verranno in fede, e tutti quelli che vengono in fede saranno accolti dal Padre e dal Figlio (Giovanni 6:37-40,44; Atti 13:48; Giacomo 4:8).

La grazia che Dio concede ai peccatori, essendo essi totalmente incapaci spiritualmente, non è in relazione ad alcuna iniziativa da parte loro, né riguarda la capacità di Dio di conoscere in anticipo le loro opere, e non è neanche basata sulla presunta fede che Dio nella sua onniscienza avrebbe visto prima di tutti i secoli in loro, ma riguarda solamente una scelta sovrana di Dio motivata dalla sua misericordia (Romani 9:15-16; Efesini 1:4-7; 2:1; Tito 3:4-7; 1 Pietro 1:2).

L’elezione di Dio non si basa su una sovranità casuale e astratta. Dio, infatti, esercita la sua sovranità in armonia con gli altri suoi attributi, specialmente la sua onniscienza, onnipotenza, giustizia, santità, saggezza, grazia e amore (Romani 9:11-16).

La sovranità di Dio esalta sempre la sua volontà in un modo totalmente coerente con il suo carattere così come è stato rivelato nella vita del Signore Gesù Cristo (Matteo 11:25-28; 2 Timoteo 1:9).

GIUSTIFICAZIONE

La giustificazione è un atto di Dio (Romani 8:33) attraverso il quale Egli dichiara giusti coloro che, attraverso la fede in Cristo, si pentono dei loro peccati (Isaia 55:6-7; Luca 13:3; Atti 2:38; 3:19; 11:18; Romani 2:4; 2 Corinzi 7:10) e confessano Gesù Cristo come Signore (Romani 10:9-10; 1 Corinzi 12:3; 2 Corinzi 4:5; Filippesi 2:11). La giustificazione non è legata ad alcuna virtù o opera umana (Romani 3:20; 4:6) e implica l’imputazione dei nostri peccati su Gesù Cristo (Colossesi 2:14; 1 Pietro 2:24), e la giustizia perfetta di Cristo su di noi (1 Corinzi 1:2,30; 6:11; 2 Corinzi 5:21). Grazie a questa doppia imputazione, Dio mantiene la sua giustizia e giustifica quelli che hanno fede in Gesù (Romani 3:26).

SANTIFICAZIONE

Ogni credente è santificato (lett. messo da parte) da Dio per mezzo della giustificazione e quindi dichiarato santo e come tale identificato (Romani 1:7; 1 Corinzi 1:2; 2 Corinzi 1:1; Efesini 1:1; Filippesi 1:1; Colossesi 1:2). Questa santificazione è istantanea e non deve essere confusa con la santificazione progressiva. Infatti, riguarda la nuova posizione ottenuta dal credente e non il suo cammino presente o la sua condizione spirituale (Atti 20:32; 1 Corinzi 1:2,30; 6:11; 2 Tessalonicesi 2:13; Ebrei 2:11; 3:1; 10:10,14; 13:12; 1 Pietro 1:2).

Vi è anche una santificazione progressiva compiuta dallo Spirito Santo, per la quale l’esperienza del cristiano diventa gradualmente il riflesso della posizione che egli occupa grazie alla giustificazione. Attraverso l’ubbidienza alla Parola di Dio e tramite la potenza fornita dallo Spirito Santo, il credente è reso capace di vivere una vita di progressiva santità in conformità alla volontà di Dio, divenendo così sempre più simile al Signore Gesù Cristo (Giovanni 17:17,19; Romani 6:1-22; 2 Corinzi 3:18; 1 Tessalonicesi 4:3-4; 5:23).

Ogni credente è coinvolto in un conflitto quotidiano in cui la nuova natura in Cristo guerreggia contro la carne, cioè la natura ribelle a Dio ancora presente. Attraverso la potenza dello Spirito Santo che dimora nel credente, Dio fornisce però una risorsa adeguata che garantisce la vittoria. Malgrado questo, la battaglia continua per tutta la durata della vita terrena e non può mai dirsi completamente conclusa fino al momento in cui il credente è con il Signore (Galati 5:16-25; Efesini 4:22-24; Filippesi 3:12; Colossesi 3:9-10; 1 Pietro 1:14-16; 1 Giovanni 3:2-9).

SICUREZZA DELLA SALVEZZA

Tutti i redenti sono custoditi dalla potenza di Dio e quindi sicuri in Cristo per sempre (Giovanni 5:24; 6:37-40; 10:27-30; Romani 5:9-10; 8:1,31-39; 1 Corinzi 1:4-8; Efesini 4:30; Ebrei 7:25; 13:5; 1 Pietro 1:5; Giuda 24).

È un privilegio dei credenti quello di rallegrarsi nella sicurezza della loro salvezza secondo la testimonianza della Parola di Dio, la quale, d’altro canto, proibisce chiaramente l’uso della libertà cristiana come una scusa per vivere una vita licenziosa e carnale (Romani 6:15-22; 13:13-14; Galati 5:13,25-26; Tito 2:11-14).

SEPARAZIONE DAL PECCATO

La separazione dal peccato è richiesta da Dio attraverso tutto l’Antico e il Nuovo Testamento. Le Scritture infatti indicano chiaramente che negli ultimi tempi aumenterà la mondanità e l’apostasia, cioè l’allontanamento dalla fede cristiana precedentemente professata (2 Corinzi 6:14 – 7:1;
2 Timoteo 3:1-5; 1 Pietro 1:14-16).

La vita di ogni cristiano dev’essere caratterizzata dal desiderio di dimostrare il proprio amore per Dio e di non portare alcun disonore contro il Signore e Salvatore Gesù. Quest’atteggiamento deve scaturire dalla profonda gratitudine per la grazia di Dio ricevuta in un modo assolutamente immeritato. Dio è degno della nostra totale consacrazione e ci comanda la separazione da ogni genere di apostasia religiosa, pratica mondana o peccaminosa (Romani 12:1-2; 2 Corinzi 6:14 – 7:1; 1 Giovanni 2:15-17; 2 Giovanni 9-11).

Una vita monastica e di separazione fisica dal mondo è una perversione della dottrina biblica della separazione dal peccato. Ogni cristiano è stato salvato per appartenere a Dio e servire il Signore Gesù Cristo nel mondo (Giovanni 17:14-18; 1 Corinzi 5:9-13; 1 Tessalonicesi 1:8-10; Giacomo 1:27). Affermiamo inoltre che la vita cristiana è una vita di ubbidienza e rettitudine dimostrata anche nelle circostanze più difficili da un atteggiamento che esprime gioiosa certezza (Matteo 5:2-12; 1 Tessalonicesi 1:6) e una costante ricerca della santità (Romani 12:1-2; 2 Corinzi 7:1; Ebrei 12:14; Tito 2:11-14; 1 Giovanni 3:1-10).

 

LA CHIESA

Tutti quelli che ripongono la loro fede in Gesù Cristo entrano immediatamente a far parte del suo corpo spirituale, che è la chiesa, grazie all’opera dello Spirito Santo (1 Corinzi 12:12-13). La chiesa è anche chiamata la sposa di Cristo (2 Corinzi 11:2; Efesini 5:23-32; Apocalisse 19:7-8), della quale Cristo è il capo (Efesini 1:22; 4:15; Colossesi 1:18).

La formazione della chiesa, il corpo di Cristo, iniziò nel giorno della Pentecoste (Atti 2:1-21,38-47). La chiesa è distinta da Israele (1 Corinzi 10:32; Romani 9:4; 11:28-29) perché è un nuovo organismo spirituale formato da ogni credente nato di nuovo (Efesini 2:11 – 3:6).

La chiesa è un mistero non rivelato fino all’epoca del Nuovo Testamento (Efesini 3:1-6; 5:32).

La fondazione e l’esistenza delle chiese locali è chiaramente insegnata e stabilita nelle Scritture del Nuovo Testamento (Atti 14:23,27; 20:17,28; Galati 1:2; Filippesi 1:1; 1 Tessalonicesi 1:1; 2 Tessalonicesi 1:1). I membri dell’unico corpo, detto universale, hanno il dovere di riunirsi e associarsi in assemblee locali (1 Corinzi 11:18-20; Ebrei 10:25).

L’unica e suprema autorità per la chiesa è Cristo (1 Corinzi 11:3; Efesini 1:22; Colossesi 1:18) e le guide della chiesa, i doni, l’ordine, la disciplina e l’adorazione sono tutti elementi stabiliti secondo la sua sovranità e affermati chiaramente nel Nuovo Testamento. La conduzione della chiesa è affidata agli anziani, che sono coadiuvati dai diaconi. Entrambe queste cariche devono possedere tutte le qualifiche bibliche (vedi 1 Timoteo 3:1-13; Tito 1:5-9; 1 Pietro 5:1-5).

Gli anziani hanno l’incarico di insegnare, nutrire e proteggere la chiesa. Essi sono costituiti dallo Spirito Santo (Atti 20:28), servono sotto l’autorità di Cristo e sopra l’assemblea e per questo motivo sono responsabili davanti a Dio della chiesa (Ebrei 13:17). Essi sono anche chiamati vescovi, pastori e insegnanti (Efesini 4:11; 1 Timoteo 3:1; 1 Pietro 5:1-5). Questo significa che una chiesa locale non è governata secondo il principio democratico della maggioranza né da un solo pastore.

Gli anziani hanno il compito di guidare e governare la chiesa come servitori di Cristo e non come dominatori del gregge (1 Timoteo 5:17-22; 1 Pietro 5:1-4). Essi hanno ricevuto l’autorità di Cristo per condurre la chiesa e per questo motivo l’assemblea dei credenti ha la responsabilità di sottomettersi a loro di buon animo (Ebrei 13:7,17).

Crediamo e affermiamo l’importanza del discepolato cristiano (Matteo 28:19-20; 2 Timoteo 2:2), della cura reciproca fra tutti i membri (Matteo 18:5-24; Efesini 6:18; 1 Tessalonicesi 5:14-15) e dell’esercizio della disciplina nei confronti dei membri che peccano o si sviano, secondo quanto indicato nelle Scritture (Matteo 18:15-22; Atti 5:1-11; 1 Corinzi 5:1-13; 2 Tessalonicesi 3:6-15; 1 Timoteo 1:19-20; Tito 1:10-16).

Crediamo e affermiamo l’autonomia della chiesa locale, libera da ogni autorità e controllo esterno, con il diritto di governarsi da sola e non soggetta all’ingerenza di qualsiasi gerarchia d’individui o organizzazioni (Tito 1:5). Collaborare con altre chiese e credenti che si sottomettono alle Sacre Scritture per la loro dottrina e pratica esprime il desiderio di Dio ed è utile a promuovere e propagare in un modo più efficace la fede cristiana. Le chiese locali, tuttavia, attraverso i pastori e secondo la loro comprensione delle Scritture, devono essere i soli giudici nel valutare la misura di questa collaborazione (Atti 15:19-31; 20:28; 1 Corinzi 5:4-7,13; 1 Pietro 5:1-4).

Il proposito della chiesa è di glorificare Dio (Efesini 3:21) edificando sé stessa nella fede (Efesini 4:13-16), mediante l’istruzione nella Parola (2 Timoteo 2:2,15; 3:16-17), la comunione fraterna e la preghiera (Atti 2:42; 1 Giovanni 1:3), le pratiche del battesimo e della cena del Signore (Luca 22:19; Atti 2:3-42), e la promozione e predicazione del vangelo al mondo (Matteo 28:19; Atti 1:8; 2:42).

La chiamata a servire nella chiesa è per tutti i credenti (1 Corinzi 15:58; Efesini 4:12; Apocalisse 22:12), in questo modo la chiesa coopera con Dio per il raggiungimento dei suoi piani nel mondo. Dio ha dato insegnanti con il compito di preparare i credenti per il servizio (Efesini 4:7-12). Egli ha anche fornito ogni membro di capacità uniche e speciali, i doni spirituali (Romani 12:5-8; 1 Corinzi 12:4-31; Efesini 4:11-12; 1 Pietro 4:10-11).

I doni spirituali del parlare in lingue, delle guarigioni, della profezia, dei miracoli, dati alla chiesa primitiva allo scopo di confermare l’autenticità del messaggio apostolico, sono cessati dopo la generazione degli apostoli (Ebrei 2:3-4; 2 Corinzi 12:12). La Scrittura è ora la sola misura per verificare l’autenticità del contenuto di una predicazione o di un messaggio (1 Corinzi 13:8-12). Infatti, i doni miracolosi possono essere addirittura contraffatti da Satana così da ingannare anche i credenti (Matteo 7:21-23; 1 Corinzi 13:13 – 14:12; Apocalisse 13:13-14). Affermiamo che gli unici doni in vigore ancora oggi sono quelli dati per l’edificazione della chiesa (Romani 12:6-8).

Il battesimo e la cena del Signore non sono due sacramenti ma pratiche storiche della chiesa che illustrano, rispettivamente, l’entrata a far parte della chiesa universale e la comunione con la chiesa locale e con il Signore (Atti 2:38-42). Il battesimo per immersione (Atti 8:36-39) è la testimonianza resa da un credente della sua fede nell’opera di Gesù Cristo, morto, sepolto e risorto, e anche della sua unione e identificazione con Cristo nella morte al peccato e nella resurrezione a una nuova vita (Romani 6:1-11). Il battesimo è anche un segno di appartenenza e identificazione con la chiesa locale (Atti 2:41-42).

La cena del Signore è la commemorazione e la proclamazione della morte di Cristo fino al suo ritorno, e che dovrebbe essere sempre preceduta da un esame personale e onesto del proprio rapporto con Dio (1 Corinzi 11:28-32). Sebbene gli elementi della cena del Signore siano solo simboli del corpo e del sangue di Cristo, la cena del Signore rappresenta una vera comunione con Cristo risorto, che è presente e ha comunione con il suo popolo (1 Corinzi 10:16).

 

GLI ANGELI

GLI ANGELI SANTI

Gli angeli sono esseri spirituali creati da Dio (Neemia 9:6; Salmo 148:2-5; Giovanni 1:1-3; Colossesi 1:16). Come tali, non devono essere adorati (Colossesi 2:18; Apocalisse 19:10; 22:9). Sebbene rientrino in un ordine creativo più alto rispetto all’uomo, gli angeli sono stati creati per servire e adorare Dio e per servire gli eletti (Luca 2:9-14; Ebrei 1:6-7,14; 2:6-7; Apocalisse 5:11-14; 19:10; 22:9).

GLI ANGELI CADUTI

Crediamo e affermiamo l’esistenza di Satana. Egli fu creato come un angelo, di alto rango e di ordine elevato, pieno di grande bellezza e di splendore, un essere di potenza e sapienza superiore, finché in lui non si trovò l’iniquità determinata dal fatto che cercò di assumere la posizione e le prerogative di Dio. Egli è l’autore del peccato (Ezechiele 28:15; Giovanni 8:44), ha introdotto il peccato nella razza umana tentando Eva nel giardino (Genesi 3:1-15); è stato omicida fin dal principio; è padre della menzogna (Giovanni 8:44); e accusatore dei credenti giorno e notte (Apocalisse 12:10). Per essersi ribellato contro il suo Creatore è incorso nel giudizio di Dio (Isaia 14:12-17; Ezechiele 28:11-19). Nella sua caduta molti angeli lo hanno seguito (Matteo 25:41; Apocalisse 12:1-14).

Satana è il nemico dichiarato di Dio e dell’uomo (Isaia 14:13-14; Matteo 4:1-11; 1 Pietro 5:8-9; Apocalisse 12:9-10), il principe di questo mondo che è stato sconfitto attraverso la morte e la resurrezione di Gesù Cristo (Romani 16:20; Efesini 2:2; Ebrei 2:14), e che sarà eternamente punito nello stagno di fuoco (Isaia 14:12-17; Ezechiele 28:11-19; Matteo 25:41; Apocalisse 20:10).

 

LA DOTTRINA DELLA FINE (ESCATOLOGIA)

LA MORTE

La morte fisica non è né la fine dell’esistenza né la perdita della consapevolezza (Apocalisse 6:9-11). Al momento della morte l’anima del credente va immediatamente alla presenza di Cristo (Luca 23:43; Filippesi 1:23; 2 Corinzi 5:8); vi è una separazione dell’anima dal corpo (Ecclesiaste 12:7; Filippesi 1:21-24); per i redenti tale separazione continua fino al rapimento (1 Tessalonicesi 4:13-17), momento in cui ci sarà la prima resurrezione (Apocalisse 20:4-6), quando l’anima e il corpo del credente saranno riuniti per essere glorificati per sempre con il Signore (Filippesi 3:21; 1 Corinzi 15:35-44,50-54). Fino ad allora, le anime dei redenti rimangono in gioiosa comunione con il Signore Gesù Cristo (2 Corinzi 5:8). Ci sarà la resurrezione corporale di tutti gli uomini, i salvati a vita eterna (Giovanni 6:39; Romani 8:19-23; 2 Corinzi 4:14), e i non salvati a giudizio e punizione eterna (Daniele 12:2; Giovanni 5:29; Apocalisse 20:13-15).

Dopo la morte le anime dei non salvati sono tenute sotto punizione fino alla seconda resurrezione (Luca 16:19-26; Ebrei 9:27; Apocalisse 20:13-15). In quel momento l’anima e il corpo risuscitato saranno riuniti per il giudizio finale (Giovanni 5:28-29). I non salvati appariranno davanti al grande trono bianco (Apocalisse 20:11-15) e saranno gettati nell’inferno, lo stagno di fuoco (Matteo 25:41-46), e separati da Dio per sempre (Daniele 12:2; Matteo 25:41-46; 2 Tessalonicesi 1:7-9).

IL RAPIMENTO DELLA CHIESA

Il Signore Gesù Cristo ritornerà, in persona e corporalmente, per prendere con sé la chiesa (Giovanni 14:1-3; 1 Corinzi 15:51-53; 1 Tessalonicesi 4:15 – 5:11), prima della tribolazione di sette anni (1 Tessalonicesi 4:16-17; Tito 2:13). Dopo un intervallo, durante il quale i credenti saranno premiati in base alle loro opere, essi torneranno con Lui sulla terra (1 Corinzi 3:11-15; 2 Corinzi 5:10).

IL PERIODO DELLA TRIBOLAZIONE

Subito dopo il rapimento della chiesa dalla terra (Giovanni 14:1-3; 1 Tessalonicesi 4:13-18), una serie di giudizi divini sarà riversata sul mondo incredulo (Geremia 30:7; Daniele 9:27; 12:1; 2 Tessalonicesi 2:7-12; Apocalisse 16). Questi giudizi raggiungeranno l’apice al momento del ritorno di Cristo in gloria sulla terra (Matteo 24:27-31; 25:31-46; 2 Tessalonicesi 2:7-12).

In quel momento, i credenti del Vecchio Testamento e del periodo della tribolazione verranno risuscitati e i viventi saranno giudicati (Daniele 12:2-3; Apocalisse 20:4-6). Questo periodo di sette anni include la settantesima settimana della profezia di Daniele (Daniele 9:24-27; Matteo 24:15-31; 25:31-46).

LA SECONDA VENUTA E IL REGNO MILLENARIO

Dopo il periodo della tribolazione Cristo verrà sulla terra per occupare il trono di Davide (Matteo 25:31; Luca 1:31-33; Atti 1:10-11; 2:29-30) e per stabilire il suo regno messianico di mille anni (Apocalisse 20:1-7). Durante questo tempo i santi risorti regneranno con Lui sopra Israele e su tutte le nazioni della terra (Ezechiele 37:21-28; Daniele 7:17-22; Apocalisse 19:11-16). Questo regno sarà preceduto dalla sconfitta dell’anticristo e del falso profeta, e dalla rimozione di Satana dal mondo (Daniele 7:17-27; Apocalisse 20:1-7).

Il regno messianico è il compimento della promessa di Dio fatta a Israele (Isaia 65:17-25; Ezechiele 37:21-28; Zaccaria 8:1-17) di ristabilire il popolo nella terra che essi avevano perso a causa della loro disubbidienza (Deuteronomio 28:15-68), motivo per il quale la nazione d’Israele è anche stata temporaneamente messa da parte (Matteo 21:43; Romani 11:1-26), ma sarà di nuovo restaurata dopo il suo pentimento così da entrare nella terra delle benedizioni (Geremia 31:31-34; Ezechiele 36:22-32; Romani 11:25-29).

Il periodo del regno messianico sarà un tempo caratterizzato da armonia, giustizia, pace, equità e lunga vita (Isaia 11; 65:17-25; Ezechiele 36:33-38), e terminerà con il rilascio momentaneo di Satana (Apocalisse 20:7).

IL GIUDIZIO DEI PERDUTI

Satana, dopo essere stato rilasciato al termine dei mille anni (Apocalisse 20:7), ingannerà le nazioni della terra e le riunirà per fare guerra contro i credenti e contro Gerusalemme, la città amata. In quel momento lui e il suo esercito verranno divorati da un fuoco proveniente dal cielo (Apocalisse 20:9), e saranno gettati nello stagno di fuoco e di zolfo (Matteo 25:41;

Apocalisse 20:10). Cristo, il giudice di tutti gli uomini (Giovanni 5:22), risusciterà tutti coloro che non si sono ravveduti dei loro peccati e che non sono scritti nel libro della vita e li giudicherà. Questo momento è conosciuto come il giudizio del grande trono bianco (Apocalisse 20:11-15).

La resurrezione dei morti non salvati sarà una resurrezione fisica, cosicché, dopo il giudizio (Romani 14:10-13), essi saranno destinati a una punizione eterna e consapevole nello stagno di fuoco (Matteo 25:41; Apocalisse 20:11-15).

L'ETERNITÀ

Alla fine del millennio, dopo il rilascio temporaneo di Satana, e dopo il giudizio degli increduli (2 Tessalonicesi 1:9; Apocalisse 20:7-15), i salvati entreranno nello stato eterno di gloria che consisterà di una nuova terra e nuovi cieli nei quali abita una giustizia perfetta (Efesini 5:5; Apocalisse 20:15,21-22). Dopodiché la Gerusalemme celeste scenderà dal cielo (Apocalisse 21:2) per essere la dimora dei credenti che godranno per sempre la comunione con Dio e l’uno dell’altro (Giovanni 17:3; Apocalisse capp. 21,22). Il Signore Gesù Cristo, dopo aver così compiuto la sua missione redentrice, consegnerà il regno a Dio Padre
(1 Corinzi 15:24-28), affinché Dio regni su ogni cosa e per sempre (1 Corinzi 15:28). Amen.